Oggi condividiamo con voi questo pensiero che ci è arrivato, con grande piacere, da una nostra giovane concittadina.

Ricevo l’invito per partecipare alla cerimonia di anniversario per i 100 anni del Monumento “La Quercia delle Anime” e resto stupita, perché, diciamocelo francamente, non siamo quasi più abituati ad uscire liberamente di casa. Pochi giorni fa, però, mi viene ricordato e, dunque, realizzo che è vero, l’evento si terrà.

Un po’ emozionata mi preparo per questa uscita pubblica dopo molti mesi e arrivando in piazza a piedi, ho il tempo di ripensare ai miei ricordi legati al monumento. Chiunque della mia generazione l’ha cercato, trovandolo, sui libri di storia dell’arte, ogni appianese fermandosi a guardarlo o semplicemente passando accanto l’ha visto con la coda dell’occhio e giorno dopo giorno si è abituato alla sua presenza. Nonostante a qualcuno piaccia, a qualcuno no, c’è chi capisce che quelle sono fiammelle, c’è chi pensa siano pere, il monumento fa parte del nostro paese da 100 anni. 100 anni sono tanti e quel monumento ha visto molte vite passare e molti avvenimenti accadere. Quello che è certo è che oggi, noi, stretti attorno al monumento molto bel addobbato e restaurato attorno al suo basamento, l’abbiamo orgogliosamente festeggiato.

Mentre partecipavo alla cerimonia e ascoltavo le molte autorevoli persone intervenire, diverse parole hanno risuonato in me: innanzitutto libertà. Ora più che mai ne abbiamo capito il valore e compreso la linea di demarcazione tra l’averla e la sua totale mancanza. Poi la parola morte, perché nonostante sia un monumento sui generis per la sua categoria, è un monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale. In un momento come quello che stiamo vivendo, la morte l’abbiamo toccata con mano, dalla sua paura, ai suoi effetti ed alle sue conseguenze. Infine la parola ricordo, ricordo storico, ricordo delle persone che prima di noi hanno vissuto e ci hanno insegnato, come i caduti appianesi, che per gli ideali bisogna lottare, non si può e non ci si deve tirare indietro (oggi ricorre anche l’anniversario del vile attentato a Giovanni Falcone), perché la vita merita di essere vissuta.

E allora mai come oggi percepisco la necessità di riscoprire e gustare il valore delle piccole cose: poter respirare il profumo dei gelsomini in fiore, potersi sedere con un’amica al bar per bere un cappuccino o abbracciare, ridendo, gli amici che chiacchierano con noi.

Una giovane appianese

Oggi condividiamo con voi questo pensiero che ci è arrivato, con grande piacere, da una nostra giovane concittadina.

Ricevo l’invito per partecipare alla cerimonia di anniversario per i 100 anni del Monumento “La Quercia delle Anime” e resto stupita, perché, diciamocelo francamente, non siamo quasi più abituati ad uscire liberamente di casa. Pochi giorni fa, però, mi viene ricordato e, dunque, realizzo che è vero, l’evento si terrà.

Un po’ emozionata mi preparo per questa uscita pubblica dopo molti mesi e arrivando in piazza a piedi, ho il tempo di ripensare ai miei ricordi legati al monumento. Chiunque della mia generazione l’ha cercato, trovandolo, sui libri di storia dell’arte, ogni appianese fermandosi a guardarlo o semplicemente passando accanto l’ha visto con la coda dell’occhio e giorno dopo giorno si è abituato alla sua presenza. Nonostante a qualcuno piaccia, a qualcuno no, c’è chi capisce che quelle sono fiammelle, c’è chi pensa siano pere, il monumento fa parte del nostro paese da 100 anni. 100 anni sono tanti e quel monumento ha visto molte vite passare e molti avvenimenti accadere. Quello che è certo è che oggi, noi, stretti attorno al monumento molto bel addobbato e restaurato attorno al suo basamento, l’abbiamo orgogliosamente festeggiato.

Mentre partecipavo alla cerimonia e ascoltavo le molte autorevoli persone intervenire, diverse parole hanno risuonato in me: innanzitutto libertà. Ora più che mai ne abbiamo capito il valore e compreso la linea di demarcazione tra l’averla e la sua totale mancanza. Poi la parola morte, perché nonostante sia un monumento sui generis per la sua categoria, è un monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale. In un momento come quello che stiamo vivendo, la morte l’abbiamo toccata con mano, dalla sua paura, ai suoi effetti ed alle sue conseguenze. Infine la parola ricordo, ricordo storico, ricordo delle persone che prima di noi hanno vissuto e ci hanno insegnato, come i caduti appianesi, che per gli ideali bisogna lottare, non si può e non ci si deve tirare indietro (oggi ricorre anche l’anniversario del vile attentato a Giovanni Falcone), perché la vita merita di essere vissuta.

E allora mai come oggi percepisco la necessità di riscoprire e gustare il valore delle piccole cose: poter respirare il profumo dei gelsomini in fiore, potersi sedere con un’amica al bar per bere un cappuccino o abbracciare, ridendo, gli amici che chiacchierano con noi.

Una giovane appianese